giovedì 9 aprile 2015

Estratti casalinghi: il pericolo di non conoscere le concentrazioni di principi attivi

Qualche sera fa ho visto in televisione un servizio su un'azienda agricola trentina specializzata nella coltivazione di piante officinali con successiva produzione di tinture e estrazione di olii essenziali.
Osservando il servizio mi è sorta spontanea qualche considerazione...
Innanzitutto bisogna considerare che il Trentino Alto Adige, in virtù del suo status di Regione Autonoma, gode di un regolamento relativo alla trasformazione delle piante officinali che nessuna altra regione italiana può sfruttare. Ma nessuno vieta di farsi dei preparati casalinghi.
Detto questo, parliamo di trasformazione...
Un conto è essiccare le erbe ed utilizzarle come infusi, decotti e macerati, nei quali il solvente è l'acqua: solo una parte di principi attivi viene estratta dall'acqua, e questo è nel bene e nel male un fatto di cui tenere conto perchè è garanzia di sicurezza. A meno, ovviamente, di soffrire di allergie a tale specie!


Quando iniziamo a utilizzare solventi differenti, fra cui l'alcool è sicuramente quello più diffuso a livello casalingo, le cose cambiano notevolmente.
Giocando con il grado alcoolico del solvente di estrazione e con la sua successiva diluizione con acqua o sciroppi, si può ottenere un prodotto finale di grado alcoolico certo.
Ma, facendo queste estrazioni a casa, ciò su cui non abbiamo alcun controllo è la concentrazione di principio attivo. Perchè se non si analizza ogni singola pianta o miscela con macchinari particolari che determinano il contenuto esatto di pincipio attivo, possiamo solo stimare che questo sia presente nell'essenza, ma senza avere idea di quanto ce ne sia.
E numerosi studi hanno dimostrato che sono molte le variabili che influenzano la sintesi e l'accumulo di principi attivi: non solo genetica, ma anche tanti aspetti pedoclimatici e gestionali.

 

Ad esempio, assenzio coltivato in alta montagna ha una concentrazione di tossicità molto più bassa rispetto a quello coltivato in collina. Lavanda trapiantata in filari stretti ha meno resa ma molti più olii di quella coltivata con densità inferiori.
E poi ci sono l'esposizione, il versante, le caratteristiche del suolo, ecc.
Pensiamo ad una tintura di assenzio fatta in casa: quanto sarà la concentrazione di tujoni? Alta? Bassa? Media? I tujoni sono sostanze pericolose, tossiche a livello cerebrale, e una concentrazione alta assunta per via alimentare non è da sottovalutare. A meno di non voler imitare i poeti maledetti e i voli pindarici delle loro menti...
Oppure pensiamo a un estratto di iperico. La concentrazione di ipericina e soprattutto di iperforina, i principi attivi caratteristici dell'erba di san Giovanni, è una caratteristica che non può essere trascurata. Basti pensare che l'iperico interagisce con più o meno tutti i medicinali, anche quelli di uso comune, e non dare peso alla concentrazione di iperforina potrebbe causare seri problemi.


Quindi non improvvisatevi erboristi: limitatevi all'utilizzo delle piante in tisana e come aromi in cucina, dove le concentrazioni di principi attivi estratti non sono pericolose, e acquistate tinture ed estratti solo da aziende serie che garantiscono sulla confezione la percentuale di principio attivo presente nel prodotto!!!

lunedì 23 marzo 2015

Le start-up di montagna: ovvero trasformare i problemi in risorse!

Oggi voglio presentarvi l'articolo apparso un paio di settimane fa su WIRED Online, testata giornalistica seguita da centinaia di migliaia di persone si occupa di tantissimi temi, in cui si parla anche di noi. 
L'articolo tratta delle start up dei giovani imprenditori in montagna: vengono presentate brevemente alcuni imprenditori e le loro aziende, focalizzando l'attenzione su come le difficoltà di vivere e lavorare in zone poco comode possa e debba diventare un punto di forza. 
Uno di questi imprenditori... sono io!!! Vi lascio alla lettura, e alla prossima!

http://www.wired.it/economia/start-up/2015/03/02/dalle-citta-monti-successo-dei-giovani-imprenditori/ 


venerdì 6 marzo 2015

Allevare nel pieno rispetto degli animali e del loro benessere

Quello di questa settimana è un post a cui tengo molto, perchè vorrei spiegarvi la mia filosofia di vita, o perlomeno di lavoro, di agricoltore, allevatrice e imprenditrice.
Spesso si tende a fare di tutt'erba un fascio, e purtroppo tante persone pensano che l'allevatore sia un uomo o una donna con pochi scrupoli, per cui gli animali sono solo fonte di reddito, spremuti fino all'osso fino a quando possono produrre e poi semplicemente macellati. 
Beh, non è così. Neanche lontanamente. O almeno non è così per me nè per tanti altri allevatori che conosco. Ma oggi voglio parlarvi solo di me, di noi.
Voglio dimostrarvi che si può vivere e lavorare insieme agli animali, e che si può farlo senza sfruttarli. Semplicemente, si collabora. Che è la parola chiave della nostra azienda.


Innanzitutto iniziamo col dire che i nostri animali sono seguiti quotidianamente, hanno box in cui ripararsi la notte o col maltempo, o comunque quando vogliono, perchè sono liberi di entrare e uscire, e hanno a disposizione anche una tettoria esterna se vogliono ripararsi senza rientrare in box. Vengono alimentati seguendo una dieta attenta studiata da un professionista (che in questo caso sono sempre io!), perchè non è vero che un asino mangia di tutto. Pascolo in estate, ottimo fieno in inverno. E mai mangime per cavalli, che per gli asini risulta essere troppo energetico e per questo rischioso, ma un mix di cereali studiati ad hoc. Razioni dosate per ciascuno e solo quando serve, che non significa fargli patire la fame ma al contrario non rischiare che la loro golosità li porti alla morte per colica. E poi vaccinazioni, sverminazioni, visite mediche, cura dello zoccolo e tutto quanto di ordinario e straordinario gira intorno alla gestione di un equino.


E' vero, in azienda produciamo latte d'asina, e per farlo è necessario che le asine partoriscano. Ma seguiamo una rigida gestione dei parti, per fare in modo che le femmine non debbano essere coperte tutte tutti gli anni. Questo significa che abbiamo più asine di quelle che sarebbero strettamente necessarie per le nostre produzioni, ma significa anche che non restando gravide ogni anno hanno una diversa qualità e prospettiva di vita.
E' un costo? Certo, ma perchè se anche un animale non produce continua comunque a mangiare, bere, necessitare di cure quotidiane. Ma va bene così, perchè noi collaboriamo con loro, non li sfruttiamo.
Abbiamo scelto di non fare latte alimentare perchè, viste le minime quantità di latte prodotte dalle asine, per avere un allevamento economicamente sostenibile dovremmo avere tantissimi animali, gravidi a ciclo continuo, con una conseguente produzione di puledri che sarebbe obiettivamente difficile vendere non da macello. I nostri piccoli numeri, le nostre poche nascite, ci permettono di gestire con più tranquillità anche i puledri. Alcuni li teniamo, altri li vendiamo. Ma li vendiamo come non DPA, che è la dicitura legale che ne impedisce la macellazione consideranoli come animali sportivi o da compagnia, in modo che vadano a proprietari che li vogliono non come animali da carne ma come amici di vita.
E' un costo? Certo, perchè il prezzo di vendita è sicuramente inferiore, e la rapidità di vendita anche, ma va bene così. Perchè noi collaboriamo con loro, non li sfruttiamo.


Inoltre vendiamo animali che siano svezzati all'età che reputiamo più adeguata. Le linee guida dell'allevamento equino suggeriscono di non svezzare un puledro prima dei sei mesi. Dalla mia esperienza ho notato che se questa può essere un età forse sufficiente dal punto di vista strettamente alimentare, non lo è assolutamente dal punto di vista dell'equilibrio psicologico del cucciolo e dell'animale adulto che diverrà. Non separiamo un puledrino dalla sua mamma, e quindi non lo vendiamo, prima dei 14-15 mesi di età, perchè almeno per il suo primo anno il cucciolo ha bisogno della presenza della mamma, della sicurezza che lei gli infonde e degli insegnamenti che lei gli da, ne ha bisogno per diventare un adulto sicuro e, appunto, equilibrato.
Ma non mungiamo la fattrice per un intero anno, perchè dopo i 7-8 mesi di lattazione la produzione diventa veramente molto ridotta. Di conseguenza, per i 6-7 mesi successivi la femmina non può essere utilizzata per altre attività, e non è produttiva.
E' un costo? Certo, perchè dalla fine della mungitura fino a quando il puledro ha passato l'anno l'asina non può essere utilizzata per altre attività, e quindi non è produttiva, ma va bene così. Perchè noi collaboriamo con loro, non li sfruttiamo.


Ma siccome putroppo anche noi dobbiamo vivere, e in qualche modo guadagnare, abbiamo cercato soluzioni per cercare di arginare i costi rispettando il benessere degli animali.
E così, negli anni in cui le femmine sono "a riposo" e non hanno puledri, le utilizziamo nelle attività con i bambini e con le famiglie. Semplici passeggiate, qualche giretto a sella, tante coccole e una lunga e costante lotta per far capire quanto sia sbagliata la triste nomea che l'asino si porta dietro per tradizione. E fare una passeggiata nel bosco, prendersi le coccole dei bambini e dei loro genitori, farsi strigliare e spazzolare da chi viene in fattoria, fare dei semplici giretti nel recinto con i bambini in sella non sono di certo fonte di stress per gli animali, anzi!!! Avete mai visto il particolarissimo rapporto che si crea fra un asinello e un bambino? E' magia.


E ora veniamo alla produzione di latte.
Come abbiamo detto, abbiamo scartato la produzione di latte alimentare perchè abbiamo scelto di non seguire pratiche intensive. Ma come funziona la mungitura?
Prima di tutto bisogna sapere che l'asina è biologicamente e fisiologicamente un animale molto diverso dal bovino, per cui le regole che valgono per la mucca non valgono per gli equini. Per fare latte, l'asina ha bisogno della vicinanza e della stimolazione visivo-olfattiva prodotta dal cucciolo, e dalla sua suzione. Quindi non si può allontanare un puledro appena nato dalla mamma asina, come si fa con i vitelli, e avere latte. Ma se avete letto fino a qua, forse immaginerete che non l'avremmo fatto anche se fosse stato possibile.
Allora come facciamo?


Per i primi due mesi lasciamo tutto il latte al puledrino, che sta sempre in compagnia della mamma, e dopo la prima settimana viene gradualmente immesso con lei anche nel branco.
All'inizio del terzo mese, iniziamo a separare gradualmente il cucciolo dalla fattrice per un'oretta, al mattino, lasciandoli in due recinti confinanti, in modo che possano vedersi, annusarsi, e avere la certezza di esserci l'uno per l'altra. La fattrice non resta mai sola nel suo recinto, nè lo rimane il puledro. Entrambi restano in compagnia di altri asini nel loro paddock, e chi sta con chi lo decidiamo di anno in anno in funzione del carattere degli animali e dei rapporti che si creano nel branco. La visione della mamma rassicura il cucciolo, e la presenza di altri asini lo incoraggia a giocare, a distrarsi e poi a rilassarsi e a farsi dei sani pisolini in tutta tranquillità e sicurezza.


Nel giro di qualche giorno arriviamo a una separazione di un paio d'ore, durata che sarà la stessa per alcune settimane. Al termine delle due ore, mungiamo il latte e poi rimettiamo insieme pulerdo e mamma, che restano insieme per il resto della giornata e fino all'indomani mattina. Il latte prodotto in questo periodo di tempo varia di asina in asina, ma siamo nell'ordine dei 200 grammi circa. Sì, avete letto bene: 200 grammi.
Mano a mano che passano le settimane aumentiamo le ore di distacco: tre, quattro, fino ad arrivare a circa sei ore verso il sesto mese, e a una produzione massima di circa 600-700 grammi. 
Questo significa che noi togliamo al puledro fino a un massimo del 10% del latte, e raggiungiamo la percentuale massima solo verso il raggiungimento del periodo di possibile svezzamento biologico.
Nelle ore in cui non può succhiare il latte della mamma, il cucciolo ha a disposizione erba fresca o fieno, in funzione della stagione, e gli somministriamo uno speciale latte granulare per puledri (che fra l'altro costa carissimo!!!), vitaminizzato e studiato proprio per le necessità di cavallini e asinelli.
Tanti studi suggeriscono di ripetere la routine della separazione due volte al giorno, ma noi preferiamo farlo una volta sola, anche per non stressare troppo il puledro.
Questa modalità di gestione rappresenta un costo? Certo, ma va bene così. Perchè noi collaboriamo con gli asini, non li sfruttiamo.


E quando ci sono problemi? Se un animale ha un problema non ce ne disfiamo, non lo vendiamo o peggio ancora non lo macelliamo. Abbiamo con noi un maschio che ha una zampa debole fin da cucciolo, e che per questo spesso prende storte e ha bisogno di alcuni giorni di cure e isolamento dagli altri. Sappiamo bene che se lo vendessimo probabilmente avrebbe vita difficile, così stiamo studiando per lui una "carriera" che gli permetta di non essere economicamente un peso, ma rispettando le sue necessità e le sue caratteristiche.
Abbiamo una femmina che, per un difetto congenito, non rimane gravida con facilità. senza entrare nei dettagli, basti sapere che può restare incinta e portare a termine la gravidanza senza problemi solo se l'ovulazione avviena da uno dei due lati possibili.  Ma niente da fare se l'ovulazione avviena dall'altra parte. Questo significa che può rimanere gravida oppure no, ed è solo il caso a deciderlo. Ma la teniamo lo stesso con noi. E nel frattempo è diventata l'asinella bibliotecaria amica dei bambini e delle storie lette nel bosco.


Tutto questo ha un costo? Certo, ma va bene così. Perchè, ancora una volta, noi collaboriamo con loro e non li sfruttiamo, accettiamo "la buona e la cattiva sorte". E ragioniamo insieme su come risolvere i problemi o almeno arginarli senza dovere e volere mai mandare i nostri asini al macello.
A questo punto magari ci sarà ancora qualcuno che risponderà che un asino, come tutti gli animali, deve vivere libero e senza fare nulla. A loro ricordo che fino a dieci anni fa gli asini erano a un passo dal raggiungere il limite considerato come a rischio di estinzione. Perchè gli asini, le mucche, le capre e le pecore, non sono animali selvatici che vivono nelle foreste, e bisogna rendersi conto che se non vengono allevati dall'uomo sono destinati a scomparire. E allora non è forse meglio, per loro e per noi, una vita in cui si può collaborare? In cui noi lavoriamo con loro, e questo ci permette di mantenerli e far loro condurre una vita dignitosa?
Certo non saremo mai ricchi, lavorando così. Ma piano piano questo modo di lavorare ci sta consentendo di raggiungere un equilibrio anche economico, ci permette di dormire sereni e di vivere facendo il lavoro che amiamo in sintonia con i nostri amici orecchie-lunghe. A noi non sembra poco, e a voi?

martedì 24 febbraio 2015

Le piante officinali

Nella nostra azienda il ruolo da padroni la fanno sicuramente gli asinelli, ma degne comprimarie sono le piante officinali.
In questo periodo invernale i campi sono a riposo, nell'attesa che la primavera porti con se il risveglio della natura. Ne approfitto allora per presentarvi le nostre colture speciali! 
Le piante officinali sono un eterogenero gruppo di vegetali che vengono, in qualche modo, utilizzate dall'uomo. Comprendono tre sottogruppi: le piante medicinali, le aromatiche e quelle denominate "da profumo", e ogni specie può appartenere contemporaneamente a più gruppi. L'esempio classico è la lavanda angustifolia, utilizzata per le proprietà digestive e rilassanti, per quelle aromatizzanti e per l'olio essenziale profumato.


Affinchè le piante esprimano al meglio le loro potenzialità, devono essere coltivate nei luoghi più indicati per ciascuna di esse: terreno, clima, altitudine, esposizione e molti altri fattori, oltre alle caratteristiche genetiche delle erbe stesse, influenzano notevolmente lo sviluppo dei principi attivi.
La raccolta deve essere effettuata nel momento della stagione e della giornata in cui è massimo lo sviluppo dei principi attivi, che viene comunemente denominato periodo balsamico. Inoltre, solo alcune parti della pianta devono essere raccolte, quelle in cui è massimo l'accumulo delle essenze e degli aromi: così, mentre della lavanda si raccolgono i fiori, della menta si utilizzano le foglie, dell'echinacea le radici, della rosa canina le bacche, ecc. L'organo della pianta con queste caratteristiche viene chiamato, in gergo tecnico "droga": un termine che fa subito pensare a qualcosa di negativo, ma che in questo caso indica esclusivamente la parte della pianta più interessante a livello di principi attivi.


Infine, per completare al meglio la filiera produttiva, l'essicazione deve essere svolta in modo accurato: negli anni abbiamo messo a punto un metodo di essiccazione che preserva al meglio tutte le nostre piante.


Ma come può un occhio non esperto capire se un prodotto è valido? Per prima cosa bisogna controllare l'etichetta: la stragrande maggioranza delle erbe officinali in commercio in Italia proviene dall'estero, in particolare dall'estremo Oriente, dall'America Latina e dall'Europa dell'Est, e si tratta perlopiù di specie provenienti da raccolta spontanea. In questi paesi, tuttavia, le norme in vigore riguardante la raccolta sono meno severe che in Italia, e il rischio che il prodotto sia poco pregiato è altissimo. Quindi innanzitutto preferite le aziende che coltivano in Italia. E per scegliere fra i prodotti di queste ultime,guardate il colore, e se possibile annusatene l'odore: se in un preparato per tisana o per cucina non si riconoscono più foglie e fiori, se il colore non è lo stesso della pianta fresca (naturalmente meno lucido a causa della diminuzione dell'acqua nel prodotto secco, ma comunque la tonalità deve essere la stessa: guarda la malva qua sotto, la prima immagine ritrae i fiori freschi appena raccolti, la seconda quelli essiccati prima che siano confezionati), se insomma vi sembra tutto un po' poco invitante... beh, molto spesso è davvero così, perchè probabilmente qualcosa nella filiera non è stato fatto in modo ottimale, quindi lasciate perdere e rivolgetevi altrove!



Se il mondo delle piante officinali vi interessa, consultate il nostro sito www.asinodellago.it e in particolare le pagine de La linea officinale: troverete tantissimi prodotti per tutti i gusti!
E tu sei un consumatore di tisane o di aromi in cucina? Raccontami la tua esperienza nei commenti o sulla nostra pagina FaceBook!
Alla prossima!

lunedì 16 febbraio 2015

Un asino per Amico: come conquistare la sua fiducia

L'asino è sempre stato considerato un animale testardo, spesso addirittura "cattivo", imprevedibile, sempre pronto a mordere o scalciare. Nulla di più falso...
Certo, tutto dipende da come viene trattato: molto spesso vediamo asini in mezzo a un gregge di pecore o capre al pascolo, oppure solo in un prato. Il proprietario va a riempirgli il secchio dell'acqua una o due volte a settimana, senza fermarsi a fargli coccole e carezze.
Con queste premesse, come è possibile che l'asino, nel momento in cui si avvicina all'improvviso una persona, non la percepisca come un pericolo? Certo, non si può prendere questo asino, mettergli un cane che gli corre intorno abbaiando e un paio di bambini urlanti che cercano di saltargli sulla schiena, e pensare che si lasci fare tutto senza battere ciglio. Ricordiamoci che l'equino è una preda, e che quindi, etologicamente parlando, è portato a essere diffidente verso le situazioni che non conosce!
E' necessario che si abitui alle persone, che capisca che non c'è nulla da temere, che è al sicuro.


Una delle cose che più stupisce chi viene a trovarci in fattoria è il buon carattere dei nostri asini. Le frasi che sento ripetere più spesso sono:
"Ma questi sono buoni, non sono come quello dello zio (nonno / vicino di casa / ecc.)!"
"Ma davvero non scalciano?"
"Ma davvero non mordono?"
"Ma come sono coccoloni!"
 

I nostri asini non sono animali diversi da tutti gli altri. Ciò che rende il loro comportamento differente da quello dell'asino lasciato solo al pascolo di cui abbiamo parlato sopra, è il fatto che noi abbiamo un rapporto quotidiano con i nostri animali, e loro sono abituati ad averci intorno, a farsi coccolare e portare in giro. Non si spaventano se un cane impaurito si mette ad abbaiare, o se un bambino curioso corre loro incontro schiamazzando. Ma tutto ciò non si ottiene da un giorno all'altro. E ' il frutto di un rapporto costruito giorno dopo giorno, che va calibrato in funzione delle caratteristiche di ogni singolo animale, un percorso che sarà più semplice se l'asino non ha un passato difficile, e più lungo e complicato se invece ci sono paure da superare.
Come fare? Fondamentalmente con molta pazienza. La stessa proverbiale pazienza dell'asino!
Dovete costruire un ottimo rapporto con il vostro amico orecchie-lunghe. Averci a che fare tutti i giorni, magari più volte al giorno. Portargli da mangiare, pulire il suo box, strigliarlo e coccolarlo. Giocare con lui e farci quattro chiacchiere.

Come quattro chiacchiere?!?! Quattro chiacchiere con un asino??? Sì certo! Quanti di noi parlano con il cane o il gatto di famiglia? Quasi tutti quelli che ne hanno uno a casa. E ci viene assolutamente normale! E allora perchè non parlare anche con l'asino? L'animale imparerà rapidamente a riconoscere la nostra voce, a percepire le inflessioni del nostro tono, a capire in un attimo se siamo felici o nervosi. Vi sentirà arrivare da lontano, e al vostro richiamo vi correrà incontro. E imparerà a distinguere il suo nome da quello degli altri animali, equini o no, che vivono con lui. (Credetemi, imparano il loro nome, proprio come i cani!)
Un asino fiducioso sarà un asino coccolone, paziente, amico. Guardate questa foto: cosa può esprimere più fiducia completa da parte di un erbivoro-preda, che lasciarsi prendere la testa e farsi coccolare mentre sta sdraiato rilassato? E guardate l'espressione da "brodo di giuggiole da coccole"!!!


E voi, che esperienze avete avuto con gli asini? Arricchiamoci confrontando le nostre esperienze: commentate qua sotto, oppure sulla nostra pagina Facebook!
Alla prossima!

lunedì 9 febbraio 2015

Latte d'asina e alimentazione: allergie e intolleranze

Secondo studi europei e americani, l’allergia alle proteine del latte vaccino interessa principalmente l’infanzia, coinvolgendo circa il 3% dei bambini di età inferiore ai 3 anni e rappresentando la più frequente allergia alimentare del lattante. Benché la maggior parte di questi bambini acquisisca la tolleranza entro i 5 anni, il 15% dei pazienti mantiene l’allergia anche nella seconda decade di vita e il 35% di essi presenta reazioni allergiche anche ad altri alimenti. La terapia risolutiva consiste nella totale eliminazione dalla dieta del bambino delle proteine del latte vaccino: il latte e i suoi diretti derivati, tutti quegli alimenti che lo comprendono fra gli ingredienti, oltre ad alcuni farmaci. Quando il bambino viene allattato esclusivamente dalla madre, la cura non presenta sostanziali problemi. Nel caso il latte materno non sia disponibile o sia insufficiente, si rende necessaria la scelta di una formula alternativa ipo-allergenica, nutrizionalmente soddisfacente e, considerata l’età dei pazienti, caratterizzata anche da buona palatabilità.
Al momento non esiste la formula ideale, e non vi è consenso internazionale su quale debba essere la prima scelta nella terapia, ma il latte d’asina, con la sua estrema somiglianza con il latte umano, può essere una valida alternativa.
I bambini non sono però gli unici destinatari del latte d’asina ad uso alimentare: studi condotti con challenge in doppio cieco hanno coinvolto anche gli adulti, al fine di verificare l’ultilizzo di questo latte nella prevenzione di osteoporosi e di malattie cardiovascolari e artriosclerotiche.



Oggi le problematiche alimentari sono molto più diffuse rispetto al passato, ma è fondamentale sapere che tipo di risposta provoca il latte nel nostro organismo e quale parte di questo alimento è dannosa.
Sostenere di "essere allergico al latte" vuol dire tutto e niente: sei allergico veramente o sei intollerante? Sai la differenza? E' un problema di lattosio o di proteine?
Volendo estremamente semplificare l'argomento, possiamo dire che se un bicchiere di latte provoca una corsa in bagno, molto probabilmente si soffre solamente di intolleranza, e altrettanto probabilmente il problema è rappresentato dal lattosio. Il lattosio, il cosiddetto zucchero del latte, è uno elemento composto che per essere digerito necessita dell'intervento della lattasi, enzima che ne permette la separazione nei suoi due componenti semplici. Tutti i cuccioli delle specie mammifere (uomo compreso) sono in grado di digerire il latte, ma non lo sono tutti gli adulti: questo avviene quando il corpo smette di produrre l'enzima lattasi e di conseguenza non è più in grado di scindere il lattosio. Questo è il motivo per cui spesso chi è intollerante al lattosio è in grado di mangiare senza problemi yogurt e formaggi stagionati, nei quali il lattosio è già stato separato dalle reazioni di fermentazione e stagionatura.

 
Chi invece soffre di vera e propria allergia al latte, spesso deve fare una corsa all'ospedale. L'allergia provoca nell'organismo sensibile l'intervento delle immunoglobuline, e si manifesta con reazioni differenti in funzione della gravità dell'allergia e della risposta immunitaria. Si va dai rush cutanei alle vere e proprie crisi respiratorie, passando per un'infinità di altri sintoi, e nei casi più gravi si arriva anche alla morte.
Studi del CNR hanno rivelato che la particella che più probabilmente causa allergia è la caseina. Ecco perchè il latte d'asina, poverissimo di questa proteina, sembra essere un'ottima alternativa per chi è allergico al latte bovino, mentre non è assolutamente indicato per gli intolleranti al lattosio, perchè ne è ricchissimo, molto più del latte di vacca! Quindi attenzione: il latte d'asina può essere molto utile in varie occasioni, ma non è la panacea di tutti i mali.



Per saperne di più consulta la pagina dedicata al latte d'asina sul sito www.asinodellago.it. Ma mi raccomando, prima di procedere all'utilizzo del latte d'asina consulta un medico, soprattutto se si tratta di bambini. Questo articolo ha uno scopo puramente informativo e non si intende in nessun caso sostitutivo del parere di un medico!!!

mercoledì 4 febbraio 2015

Promozione di San Valentino!!!

SUPER OFFERTA di SAN VALENTINO!!! 
Anche quest'anno San Valentino si avvicina e con esso si fa pressante la ricerca di un pensiero da regalare alla nostra dolce metà.
Quest'anno regala qualcosa di prezioso e delicato, qualcosa che ogni mattina regalerà alla tua lei un dolce momento di benessere, una coccola per il viso o per il corpo.
Come partecipare?
La promozione è attiva su Facebook e su questo blog. Per partecipare tramite questo canale iscriviti come lettore fisso al blog, lascia un commento sotto questo post e avrai diritto a uno sconto del 20% su tutti gli acquisti superiori ai 15,00€ della linea Coccole di Cleopatra effettuati tra oggi e il 14 febbraio. A questo punto potrai scegliere i prodotti che ti interessano sul nostro sito www.asinodellago.it alla pagina "La linea cosmetica" e ordinare con una mail a info@asinodellago.it, ricordandoti di citare la dicitura "promozione di San Valentino" per avere diritto allo sconto.
E se fai un acquisto superiore ai 50,00€ avrai in regalo anche una bellissima confezione artigianale che conterrà i tuoi prodotti!!



Le spese di spedizione sono escluse dalla promozione, ma c'è anche la possibilità di ritirare gratuitamente quanto ordinato presso la nostra azienda agricola.

Puoi partecipare all'offerta anche tramite Facebook: ti basta cliccare "Mi Piace" sulla nostra pagina aziendale e condividere il post con la promo sul tuo profilo. 
San Valentino si avvicina: approfitta di questa promozione per fare un regalo speciale!!!

lunedì 2 febbraio 2015

10 cose da sapere prima di fare dell'agricoltura il tuo lavoro

La vita cittadina stressante, l'economia che non va, tanti fattori insieme... e tutti sognano di andare in campagna a fare i contadini, magari aprire un agriturismo, e vivere felici e contenti nella natura. Beh... l'immagine bucolica che si ha in televisione è quanto di più distante dalla realtà.
Vediamo le prime 10 cose che dovete sapere prima di buttarvi in questa avventura.
  1. Fare dell'agricoltura una professione non è come coltivare un orticello per il tuo consumo famigliare. Togliti dalla testa che basti avere il pollice verde nel giardino di casa per avere successo in questo lavoro. Quello era un hobby, questa una professione. Sarebbe come dire che, siccome hai costruito tutto da solo una fantastica cuccia per il cane di famiglia, puoi buttarti a capofitto nella progettazione di una casa. Senza adeguati studi ed esperienze alle spalle.
  2. Se l'agricoltura deve essere una professione, è necessario che sia economicamente remunerativa. E lavorando in questo settore non è semplice. Non pensare di poter vivere sui contributi: il tempo delle vacche grasse è passato per tutti.                                                              
                                                
  3. Cerca di abbreviare il più possibile la filiera. Pensa a quanto costa un kg di zucchine dal fruttivendolo. Ora immagina i costi per l'acquisto dei semi, dei fertilizzanti e di quanto necessario alla loro crescita, di dover lasciare margine di guadagno al rivenditore (che è mediamente la metà del prezzo di vendita al cliente finale). Ecco quanto guadagnerai per ogni chilo di zucchine. Eliminate tasse, costi di gestione in campo, eventuale manodopera nei periodi di raccolta, spese fiscali come quote d'iscrizione a un'associazione di categoria che vi seguirà anche dal punto di vista fiscale. Eliminate costi di carburanti, quote di ammortamento delle strutture e delle attrezzature che dovrai acquistare (mi sento ottimista quindi considereremo che i terreni sui quali lavorerai siano di proprietà tua o di qualche parente che te li darà in gestione gratuitamente). Se venderai ai mercati contadini, considera anche i costi delle piazze e delle iscrizioni ai vari circuiti che organizzano queste manifestazioni. Hai fatto? Ecco, ora calcola quanti chili di zucchine dovrai coltivare per guadagnare qualcosa. Hai spazio, tempo, energie per coltivare tanto così?
  4. A causa di quanto detto nel punto 3, ricorda che dovrai prevedere un budget iniziale per l'aquisto del minimo indispensabile necessario a cominciare il lavoro.                                                                                                                                             
     
  5. Sempre a causa del punto 3, ti servirà un'infarinatura (se è un po' di più di una vaga idea è meglio) di economia per farti due conticini e capire in che direzione stai andando.
  6. Sarai sempre in balia del tempo: una stagione particolarmete piovosa, una primavera che tarda ad arrivare, un inverno troppo mite e senza neve, una grandinata improvvisa... tutto ciò limiterà notevolmente la tua produzione. E siccome si sta parlando della tua principale risorsa economica, sappi che dovrai trovare un nuovo modo per arrivare a fine mese.
  7. Valuta seriamente l'idea di rivolgerti a un tecnico specializzato che ti segua nel tuo lavoro, anche solo come consulente nelle fasi più critiche. Questa figura poco conosciuta ma fondamentale per avere successo in agricoltura, si chiama agronomo. Non un biologo o un naturalista. No, un agronomo. Uno che studia 5 anni all'università per formarsi, fra lezioni in aula e tirocini pratici, che si iscrive a un albo e che è obbligato a tenersi costantemente in aggiornamento. Mica uno improvvisato! Perchè se mai penseresti di poter fare a meno dell'aiuto di un medico per stare in salute e risolvere i vari problemi di salute, se il veterinario è indispensabile per la cura dei tuoi animali, se l'ingegnere è necessario per progettare una casa.... per quale strano, assurdo e incomprensibile motivo puoi pensare di svolgere la tua professione agricola senza la consulenza di un agronomo???? Se non sei ancora convinto, ripensa all'esempio del punto 1. E' vero che dovrai pagarlo, ma è altrettanto vero che la consulenza di un professionista potrà aiutarti ad evitare di commettere errori che ti porterebbero al fallimento ancora prima di partire.                                                                                                                               
                                                    
  8. Prima di lanciarti nell'idea di aprire un agriturismo con ristorazione, sappi che prima dovrai avere un'azienda agricola che funzioni, e che il ristorante dovrebbe essere solo una delle varie possibilità che puoi avere per incrementare il reddito, e non la principale. Non entro qui in merito dei regolamenti perchè sono abbastanza complessi, ma tieni a mente che non stai aprendo un semplice ristorante. Altrimenti apri quello, non un ristorante agrituristico.
  9.  Multifattorialità: ci sono tantissimi modi di aumentare il reddito in agricoltura che vanno dal ristorante agrituristico, alle camere, alle attività legate al turismo, all'agricamping, alle fattorie didattiche. Tutto questo però ha un costo anche burocratico, oltre a quello proprio della realizzazione, e ci sono dei corsi che dovrai seguire.
  10. A proposito di corsi... quasi dimenticavo! A meno che tu non abbia una laurea in agraria, per poter essere riconosciuto come imprenditore agricolo sarai obbligato a seguire un corso che ti darà una seppur minima preparazione di base.

Sei ancora convinto che l'agricoltura sia la tua strada? E allora forza, lanciati in questa nuova avventura! E buona fortuna!

venerdì 30 gennaio 2015

Strofina il naso di un asino, ti porterà fortuna!

Questa settimana è successo un po' di tutto... Ho avuto a che fare con la burocrazia di tanti uffici diversi, sono saltati fuori tanti problemi imprevisti e... beh, insomma, non è stata una bella settimana. 
Quindi, per non dimenticare il motivo per cui facciamo tutto questo, per ricordare sempre che gli asinelli meritano di tutto e di più, volgio farvi leggere questa bellissima leggenda.


"Strofinare il naso di un asino è come essere baciati da una fata, o ascoltare un angelo che canta nella tua soffitta o sul tuo albero preferito. E' magico, porta la musica all'anima, guarisce e allunga la vita, riempie il tuo cuore di gioia.


Le persone che conoscono e amano gli asini conoscono la loro potenza e il loro spirito: se strofini il naso di un asino, gli angeli e le fate sciameranno intorno a te proteggendo te e i tuoi. Allora ricordati di strofinare il naso di un asino, sono sicuro che ti piacerà".


Quindi, appena ne avrete la possibilità, strofinate il naso di un asino: i suoi occhioni dolci, le orecchie lunghe e coccolose, il tepore del loro respiro, vi aiuteranno a rilassarvi e ad allontanare, per un attimo, tutte le proccupazioni.


A presto!!!

domenica 25 gennaio 2015

10 cose da sapere prima di tenere un asino (o un cavallo) a casa

Oggi vorrei condividere con voi le attività che si devono svolgere quotidianamente in ogni fattoria.
Lavorare nella e con la natura è bellissimo, con gli animali ancora meglio, ma non sono tutte rose e fiori. A parte che siamo in piena balia del clima e non esiste domenica o giorno di festa...
In questo post mi spiegherò meglio con questo elenco di cose che devi mettere in conto (fra le altre!) prima di fare dell'allevamento il tuo lavoro. O, più semplicemente, prima di considerare di tenere un animale di grande taglia (come un asino, un cavallo, un pony, ecc.) a casa tua.
Ma cominciamo... 
  1. Non avrai più sabato, domenica, Natale, Pasqua e giorni di festa in generale: gli animali vanno nutriti, puliti e controllati ogni santo giorno. Più volte al giorno.
  2. Guarderai la pioggia con un altro spirito. Perchè non la guarderai da dietro la finestra, ma mentre tutto intabarrato in un impermeabile il più coprente possibile starai spingendo una carriola piena di letame verso la letamaia sotto l'acqua battente.
  3. Ripeterai il punto 2 per neve, vento forte, ghiaccio sulla strada, ecc.                                                            
  4. Considera di avere una letamaia di dimensioni ragionevoli. Perchè fino a quando non la spalerai, non ti renderai conto di quanto produce un asino (scusa la "poesia", ma anche questo farà parte della tua quotidianità..)
  5. Se sarai così fortunato da avere prati e attrezzature da fienagione a disposizione, d'estate ti toccherà anche fare il fieno. Sotto il sole cocente, oppure correndo contro il tempo per salvare il fieno da un acquazzone improvviso e non buttare all'aria il duro lavoro di tre giorni E se non ce la fai e sbaglierai qualcosa, anche solo qualche piccola cosa, quando in pieno inverno aprirai un ballone, dovrai buttarlo via perchè sarà tutto ammuffito.
  6. Se non sei così fortunato da avere modo di fare il fieno per conto tuo, dovrai comprarlo e comunque gestirlo. E il fieno costa. E pesa. Pesa caricarlo nel fienile e scaricarlo per usarlo.        
     
  7. Se terrai i tuoi equini in un posto dove non avrai il collegamento alla rete dell'acqua potabile, o se in estate li porterai in un pascolo verde, metti in conto che dovrai sempre portargli acqua fresca. Riempirai cisterne a casa, quotidianamente o quasi, e le porterai al pascolo. Ti andrà bene se riuscirai a raggiungere il posto in auto, altrimenti... dovrai portarle a piedi. Naturalmente anche quando piove, nevica, fa freddo, si suda, ecc...
  8. Per quanto i tuoi animali saranno docili, ci sarà sempre il rischio di prendersi una pestata, un morso, una testata. Non per loro cattiveria, ma solo perchè ti troverai al posto sbagliato nel momento sbagliato. Succederà, prima o poi. E credimi, se non fosse per il male che sentirai in quel momento, ti sembrerà di essere finito in una riedizione delle Comiche.
  9. Ultimi, ma forse primi in ordine delle cose da fare, sappi che dovrai imparare a districarti tra la burocrazia. Avrai a che fare come minimo con la ASL Veterinaria (codice aziendale), l'APA di zona (microchip e passaporti) e il Comune (se costruirai un box o una tettoia). Se riuscirai a fare da solo ridurrai i costi, almeno per i primi due. Per quanto riguarda i permessi di costruire, ti servirà un geometra per il progetto. Sei sicuro di non avere tra i familiari o gli amici un geometra, un ingegnere o un agronomo (specializzato in edilizia rurale però!) a cui chiedere un favore?
  10. Potrai tenere i tuoi animali come principi, non fargli mancare nulla, coccolarli, nutrirli adeguatamente, vaccinarli, fare l'impossibile per loro. Ma a fronte di 100 che ti faranno i complimenti ce ne sarà sempre uno (solitamente qualcuno che di grossi animali non sa nulla...) che guarderà il tuo asino e dirà "poverino"... Così, a prescindere. Perchè il perchè di poverino non lo scoprirai mai, nemmeno chiedendoglielo. 

Se sei pronto a tutto questo, sappi che in compenso ciò che ti darà il contatto quotidiano con il tuo asino o il tuo cavallo sarà impagabile e, comunque vada, ne sarà sempre valsa la pena.

sabato 24 gennaio 2015

Perchè il latte d'asina sulla pelle?

Quando dici latte d'asina, spesso la prima cosa che viene in mente è l'immagine di Cleopatra o Poppea che fanno il bagno in una vasca piena di candido latte. Non è solo una leggenda, ci sono numerose testimonianze storiche che evidenziano come le più ricche donne del passato usassero il latte d'asina come elisir di bellezza. 
Una volta, sempicemente, si vedeva che questa abitudine rendeva la pelle liscia e luminosa, ma oggi ci sono delle evidenze scientifiche, supportate da numerose ricerche, che ci spiegano il perchè.


Senza entrare troppo nel dettaglio, basti pensare che è la particolare composizione chimica del latte d'asina, così diversa da quella di tutte le altre specie, a renderlo un cosmetico così speciale.
La ricchezza di acidi grassi della serie w, in contrasto con la povertà di lipidi totali, la particolarità delle proteine, con l'assenza della k-caseina, l'abbondanza di lattosio... tutte queste peculiarità idratano la pelle, ne arricchiscono le capacità di barriera, la sfiammano, rinforzano i capillari riducendo l'arrossamento, distendono le rughe, ecc.
Tutto può essere riassunto in una sola parola: riequilibrio. Perchè il latte d'asina, grazie alle sue caratteristiche, tende a riportare la pelle al suo equilibrio naturale, e così la pelle grassa, sfiammata, produrrà meno sebo, mentre quella secca, nutrita, smetterà di tirare.


Oggi fare il bagno nel latte d'asina è diventato praticamente impossibile: si dice che Cleopatra avesse 700 asine a disposizione per poter riepire quotidianamente la vasca... Sarebbe economicamente impossibile, e renderebbe davvero difficile gestire gli animali con naturalità, regalandogli benessere quotidiano, lavorando e collaborando con loro senza sfruttarli, perchè diventerebbe un'attività quasi industriale.
Meglio concentrarsi su cosmetici naturali: le carratteristiche del latte d'asina potenziate e concentrate! Cercali su www.asinodellago.it al link La linea cosmetica.