Il latte di asina, come quello delle altre specie, è il prodotto della mungitura regolare, completa e ininterrotta di animali in corretto stato di salute e nutrizione.
Il latte di questa specie è però qualitativamente molto diverso da quello bovino.
La media del contenuto in grasso del latte d'asina è simile a quello di cavalla, e molto più basso di quello delle altre specie. Ma anche la tipologia dei grassi contenuti è particolare: il livello di acidi grassi saturi è molto basso, mentre il rapporto tra il contenuto dei grassi ω3 e ω6 è superiore a quello dei ruminanti.
Il contenuto di proteine è notevolmente inferiore rispetto al latte di vacca. Questa frazione è caratterizzata dalla presenza delle caseine α, β e γ, mentre non si evidenzia la presenza di k-caseina. Questa minuscola differenza ha però una ripercussione notevole sulle possibilità di lavorazione: l’assenza di k-caseina impedisce al latte di cagliare, e quindi la sua trasformazione in formaggio.
Il tenore in lattosio è elevato, e conferisce al latte una buona appetibilità.
Un’altra importante differenza fra il latte di asina e quello di vacca è rappresentato dalla concentrazione di lisozima, circa mille volte superiore nel primo rispetto al secondo. Questo enzima è un potente antibatterico naturale, utile nella cura degli stati infiammatori dell’epidermide e del cuoio capelluto.
Anche la componente vitaminica ha importanti utilizzi dermocosmetici: il latte d’asina è ricco di vitamine A, B1, B2, C, D e E. La vitamina A influenza il rinnovamento delle membrane cellulari riducendo gli effetti dell’invecchiamento cutaneo; la vitamina B entra in gioco nella cura delle lesioni della pelle; le vitamine C ed E hanno interessanti proprietà antiossidanti.
A differenza della mammella bovina o ovi-caprina, quella dell’asina non ha la cisterna, una specie di sacca nel quale si accumula il latte: è il puledro, con i suoi continui atti di suzione, a stimolare la produzione del latte. L’assenza di cisterna e la condivisione del latte con il redo, che non viene alimentato con prodotti sostitutivi come avviene nel caso del vitello, fanno sì che le quantità prodotte siano estremamente limitate!
Il latte di questa specie è però qualitativamente molto diverso da quello bovino.
La media del contenuto in grasso del latte d'asina è simile a quello di cavalla, e molto più basso di quello delle altre specie. Ma anche la tipologia dei grassi contenuti è particolare: il livello di acidi grassi saturi è molto basso, mentre il rapporto tra il contenuto dei grassi ω3 e ω6 è superiore a quello dei ruminanti.
Il contenuto di proteine è notevolmente inferiore rispetto al latte di vacca. Questa frazione è caratterizzata dalla presenza delle caseine α, β e γ, mentre non si evidenzia la presenza di k-caseina. Questa minuscola differenza ha però una ripercussione notevole sulle possibilità di lavorazione: l’assenza di k-caseina impedisce al latte di cagliare, e quindi la sua trasformazione in formaggio.
Il tenore in lattosio è elevato, e conferisce al latte una buona appetibilità.
Un’altra importante differenza fra il latte di asina e quello di vacca è rappresentato dalla concentrazione di lisozima, circa mille volte superiore nel primo rispetto al secondo. Questo enzima è un potente antibatterico naturale, utile nella cura degli stati infiammatori dell’epidermide e del cuoio capelluto.
Anche la componente vitaminica ha importanti utilizzi dermocosmetici: il latte d’asina è ricco di vitamine A, B1, B2, C, D e E. La vitamina A influenza il rinnovamento delle membrane cellulari riducendo gli effetti dell’invecchiamento cutaneo; la vitamina B entra in gioco nella cura delle lesioni della pelle; le vitamine C ed E hanno interessanti proprietà antiossidanti.
A differenza della mammella bovina o ovi-caprina, quella dell’asina non ha la cisterna, una specie di sacca nel quale si accumula il latte: è il puledro, con i suoi continui atti di suzione, a stimolare la produzione del latte. L’assenza di cisterna e la condivisione del latte con il redo, che non viene alimentato con prodotti sostitutivi come avviene nel caso del vitello, fanno sì che le quantità prodotte siano estremamente limitate!
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