Quello di questa settimana è un post a cui tengo molto, perchè vorrei spiegarvi la mia filosofia di vita, o perlomeno di lavoro, di agricoltore, allevatrice e imprenditrice.
Spesso si tende a fare di tutt'erba un fascio, e purtroppo tante persone pensano che l'allevatore sia un uomo o una donna con pochi scrupoli, per cui gli animali sono solo fonte di reddito, spremuti fino all'osso fino a quando possono produrre e poi semplicemente macellati.
Beh, non è così. Neanche lontanamente. O almeno non è così per me nè per tanti altri allevatori che conosco. Ma oggi voglio parlarvi solo di me, di noi.
Voglio dimostrarvi che si può vivere e lavorare insieme agli animali, e che si può farlo senza sfruttarli. Semplicemente, si collabora. Che è la parola chiave della nostra azienda.
Innanzitutto iniziamo col dire che i nostri animali sono seguiti quotidianamente, hanno box in cui ripararsi la notte o col maltempo, o comunque quando vogliono, perchè sono liberi di entrare e uscire, e hanno a disposizione anche una tettoria esterna se vogliono ripararsi senza rientrare in box. Vengono alimentati seguendo una dieta attenta studiata da un professionista (che in questo caso sono sempre io!), perchè non è vero che un asino mangia di tutto. Pascolo in estate, ottimo fieno in inverno. E mai mangime per cavalli, che per gli asini risulta essere troppo energetico e per questo rischioso, ma un mix di cereali studiati ad hoc. Razioni dosate per ciascuno e solo quando serve, che non significa fargli patire la fame ma al contrario non rischiare che la loro golosità li porti alla morte per colica. E poi vaccinazioni, sverminazioni, visite mediche, cura dello zoccolo e tutto quanto di ordinario e straordinario gira intorno alla gestione di un equino.
E' vero, in azienda produciamo latte d'asina, e per farlo è necessario che le asine partoriscano. Ma seguiamo una rigida gestione dei parti, per fare in modo che le femmine non debbano essere coperte tutte tutti gli anni. Questo significa che abbiamo più asine di quelle che sarebbero strettamente necessarie per le nostre produzioni, ma significa anche che non restando gravide ogni anno hanno una diversa qualità e prospettiva di vita.
E' un costo? Certo, ma perchè se anche un animale non produce continua comunque a mangiare, bere, necessitare di cure quotidiane. Ma va bene così, perchè noi collaboriamo con loro, non li sfruttiamo.
Abbiamo scelto di non fare latte alimentare perchè, viste le minime quantità di latte prodotte dalle asine, per avere un allevamento economicamente sostenibile dovremmo avere tantissimi animali, gravidi a ciclo continuo, con una conseguente produzione di puledri che sarebbe obiettivamente difficile vendere non da macello. I nostri piccoli numeri, le nostre poche nascite, ci permettono di gestire con più tranquillità anche i puledri. Alcuni li teniamo, altri li vendiamo. Ma li vendiamo come non DPA, che è la dicitura legale che ne impedisce la macellazione consideranoli come animali sportivi o da compagnia, in modo che vadano a proprietari che li vogliono non come animali da carne ma come amici di vita.
E' un costo? Certo, perchè il prezzo di vendita è sicuramente inferiore, e la rapidità di vendita anche, ma va bene così. Perchè noi collaboriamo con loro, non li sfruttiamo.
Inoltre vendiamo animali che siano svezzati all'età che reputiamo più adeguata. Le linee guida dell'allevamento equino suggeriscono di non svezzare un puledro prima dei sei mesi. Dalla mia esperienza ho notato che se questa può essere un età forse sufficiente dal punto di vista strettamente alimentare, non lo è assolutamente dal punto di vista dell'equilibrio psicologico del cucciolo e dell'animale adulto che diverrà. Non separiamo un puledrino dalla sua mamma, e quindi non lo vendiamo, prima dei 14-15 mesi di età, perchè almeno per il suo primo anno il cucciolo ha bisogno della presenza della mamma, della sicurezza che lei gli infonde e degli insegnamenti che lei gli da, ne ha bisogno per diventare un adulto sicuro e, appunto, equilibrato.
Ma non mungiamo la fattrice per un intero anno, perchè dopo i 7-8 mesi di lattazione la produzione diventa veramente molto ridotta. Di conseguenza, per i 6-7 mesi successivi la femmina non può essere utilizzata per altre attività, e non è produttiva.
E' un costo? Certo, perchè dalla fine della mungitura fino a quando il puledro ha passato l'anno l'asina non può essere utilizzata per altre attività, e quindi non è produttiva, ma va bene
così. Perchè noi collaboriamo con loro, non li sfruttiamo.
Ma siccome putroppo anche noi dobbiamo vivere, e in qualche modo guadagnare, abbiamo cercato soluzioni per cercare di arginare i costi rispettando il benessere degli animali.
E così, negli anni in cui le femmine sono "a riposo" e non hanno puledri, le utilizziamo nelle attività con i bambini e con le famiglie. Semplici passeggiate, qualche giretto a sella, tante coccole e una lunga e costante lotta per far capire quanto sia sbagliata la triste nomea che l'asino si porta dietro per tradizione. E fare una passeggiata nel bosco, prendersi le coccole dei bambini e dei loro genitori, farsi strigliare e spazzolare da chi viene in fattoria, fare dei semplici giretti nel recinto con i bambini in sella non sono di certo fonte di stress per gli animali, anzi!!! Avete mai visto il particolarissimo rapporto che si crea fra un asinello e un bambino? E' magia.
E ora veniamo alla produzione di latte.
Come abbiamo detto, abbiamo scartato la produzione di latte alimentare perchè abbiamo scelto di non seguire pratiche intensive. Ma come funziona la mungitura?
Prima di tutto bisogna sapere che l'asina è biologicamente e fisiologicamente un animale molto diverso dal bovino, per cui le regole che valgono per la mucca non valgono per gli equini. Per fare latte, l'asina ha bisogno della vicinanza e della stimolazione visivo-olfattiva prodotta dal cucciolo, e dalla sua suzione. Quindi non si può allontanare un puledro appena nato dalla mamma asina, come si fa con i vitelli, e avere latte. Ma se avete letto fino a qua, forse immaginerete che non l'avremmo fatto anche se fosse stato possibile.
Allora come facciamo?
Per i primi due mesi lasciamo tutto il latte al puledrino, che sta sempre in compagnia della mamma, e dopo la prima settimana viene gradualmente immesso con lei anche nel branco.
All'inizio del terzo mese, iniziamo a separare gradualmente il cucciolo dalla fattrice per un'oretta, al mattino, lasciandoli in due recinti confinanti, in modo che possano vedersi, annusarsi, e avere la certezza di esserci l'uno per l'altra. La fattrice non resta mai sola nel suo recinto, nè lo rimane il puledro. Entrambi restano in compagnia di altri asini nel loro paddock, e chi sta con chi lo decidiamo di anno in anno in funzione del carattere degli animali e dei rapporti che si creano nel branco. La visione della mamma rassicura il cucciolo, e la presenza di altri asini lo incoraggia a giocare, a distrarsi e poi a rilassarsi e a farsi dei sani pisolini in tutta tranquillità e sicurezza.
Nel giro di qualche giorno arriviamo a una separazione di un paio d'ore, durata che sarà la stessa per alcune settimane. Al termine delle due ore, mungiamo il latte e poi rimettiamo insieme pulerdo e mamma, che restano insieme per il resto della giornata e fino all'indomani mattina. Il latte prodotto in questo periodo di tempo varia di asina in asina, ma siamo nell'ordine dei 200 grammi circa. Sì, avete letto bene: 200 grammi.
Mano a mano che passano le settimane aumentiamo le ore di distacco: tre, quattro, fino ad arrivare a circa sei ore verso il sesto mese, e a una produzione massima di circa 600-700 grammi.
Questo significa che noi togliamo al puledro fino a un massimo del 10% del latte, e raggiungiamo la percentuale massima solo verso il raggiungimento del periodo di possibile svezzamento biologico.
Nelle ore in cui non può succhiare il latte della mamma, il cucciolo ha a disposizione erba fresca o fieno, in funzione della stagione, e gli somministriamo uno speciale latte granulare per puledri (che fra l'altro costa carissimo!!!), vitaminizzato e studiato proprio per le necessità di cavallini e asinelli.
Tanti studi suggeriscono di ripetere la routine della separazione due volte al giorno, ma noi preferiamo farlo una volta sola, anche per non stressare troppo il puledro.
Questa modalità di gestione rappresenta un costo? Certo, ma va bene così. Perchè noi collaboriamo con gli asini, non li sfruttiamo.
E quando ci sono problemi? Se un animale ha un problema non ce ne
disfiamo, non lo vendiamo o peggio ancora non lo macelliamo. Abbiamo con
noi un maschio che ha una zampa debole fin da cucciolo, e che per questo
spesso prende storte e ha bisogno di alcuni giorni di cure e isolamento
dagli altri. Sappiamo bene che se lo vendessimo probabilmente avrebbe
vita difficile, così stiamo studiando per lui una "carriera" che gli
permetta di non essere economicamente un peso, ma rispettando le sue
necessità e le sue caratteristiche.
Abbiamo
una femmina che, per un difetto congenito, non rimane gravida con facilità. senza entrare nei dettagli, basti sapere che può restare incinta e portare a termine la gravidanza senza problemi solo se l'ovulazione avviena da uno dei due lati possibili. Ma niente da fare se l'ovulazione avviena dall'altra parte.
Questo significa che può rimanere gravida oppure no, ed è solo il caso a
deciderlo. Ma la teniamo lo stesso con noi. E nel frattempo è diventata
l'asinella bibliotecaria amica dei bambini e delle storie lette nel
bosco.
Tutto questo ha un costo?
Certo, ma va bene così. Perchè, ancora una volta, noi collaboriamo con loro e non li sfruttiamo,
accettiamo "la buona e la cattiva sorte". E ragioniamo insieme su come risolvere i problemi o almeno arginarli senza dovere e volere mai mandare i nostri asini al macello.
A questo punto magari ci sarà ancora qualcuno che risponderà che un asino, come tutti gli animali, deve vivere libero e senza fare nulla. A loro ricordo che fino a dieci anni fa gli asini erano a un passo dal raggiungere il limite considerato come a rischio di estinzione. Perchè gli asini, le mucche, le capre e le pecore, non sono animali selvatici che vivono nelle foreste, e bisogna rendersi conto che se non vengono allevati dall'uomo sono destinati a scomparire. E allora non è forse meglio, per loro e per noi, una vita in cui si può collaborare? In cui noi lavoriamo con loro, e questo ci permette di mantenerli e far loro condurre una vita dignitosa?
Certo non saremo mai ricchi, lavorando così. Ma piano piano questo modo di lavorare ci sta consentendo di raggiungere un equilibrio anche economico, ci permette di dormire sereni e di vivere facendo il lavoro che amiamo in sintonia con i nostri amici orecchie-lunghe. A noi non sembra poco, e a voi?